Il 2016 entra prepotentemente nella storia del Pergine Sapiens, grazie a due finali nazionali raggiunte dalla formazione senior e da quella degli under 20. Numerosi i protagonisti che hanno vissuto in prima persona entrambe le categorie, ma certamente Jaromir Korotvicka (coach delle due squadre) ha un punto di vista migliore di molti altri per giudicare il cammino fatto dalle linci in questi mesi:
A ventiquattrore dalla sirena finale di gara-3 contro Merano, è maggiore la soddisfazione oppure il rammarico?
Credo che questa stagione il Pergine Sapiens abbia compiuto un grande passo avanti, raccogliendo un risultato storico, che premia il lavoro fatto giornalmente da tante persone, alcune delle quali rimangono sempre nell’ombra. Credo che il cammino fatto in entrambi i campionati riempia d’orgoglio la società, che anno dopo anno s’avvicina a realtà storicamente ed economicamente più importanti di noi. Credo che in pochi di noi ad inizio stagione, forse nessuno, avrebbe pensato di arrivare in fondo con entrambe le squadre: pochi giocatori, pochi allenamenti assieme; invece siamo riusciti ad arrivare alle finali scudetto, quindi sono molto più che soddisfatto.
E’ stato più facile arrivare in finale con l’under 20 o con la serie B?
Una finale non è mai facile, in nessuna categoria. E’ una gara completamente diversa dalla stagione regolare: lì se sbagli una partita puoi recuperare, qua no. Cambiano completamente le responsabilità e cresce la tensione. Potevano esserci aspettative per l’under 20, ma il campionato cambia valori ogni anno e quindi risulta difficile fare pronostici. Stesso discorso per la serie B, che muta ogni stagione: quest’anno erano 16 le squadre al via; pensare di aver fatto più strada di formazioni come Egna, Milano o Caldaro deve riempirci d’orgoglio. I ragazzi hanno lavorato molto bene in questi mesi, disputando un finale di stagione superlativo, eliminando nei playoff Caldaro ed Appiano. Io credo che abbiamo fatto una bella figura anche in finale contro il Merano Junior, giocando tre partite molto equilibrate, dove il risultato è rimasto in bilico fino all’ultimo secondo.
Qual è stato il settore maggiormente cresciuto in questa stagione?
Noi siamo una squadra giovane e dobbiamo crescere in tutto, ma credo che una menzione particolare la meritino i portieri: è un ruolo molto delicato, dove un errore può risultare decisivo, ma credo che Simone Peiti e Marco Tononi, pur essendo molto giovani, abbiano dimostrato tutto il proprio valore, dando sicurezza a tutto il reparto difensivo. E’ cresciuto molto anche Davide Conci, che ha fatto registrare numeri importanti: i 55 punti realizzati (32 gol e 23 assist) lo posizionano all’ottavo posto della classifica marcatori; un bel traguardo.
Cosa bisognerà migliorare nella prossima stagione per continuare a sognare?
Giocare gare molto tirate, come queste finali permette alla squadra di crescere sotto tutti i punti di vista: quest’anno avevamo due linee d’attacco molto equilibrate ed una terza che doveva crescere, imparando dalle altre. Se noi riusciamo a migliorare sul piano della disciplina e dell’esperienza potremmo raggiungere ancora la finale e forse vincere anche il campionato. E’ sempre difficile giocare i playoff, specialmente le ultime gare, perché cambiano le sensazioni: scendere in campo con 200 spettatori o 2000 non è la stessa cosa. Io credo comunque che se si lavora bene, si possono fare i miracoli, come dimostra questa fantastica stagione.